Parlare con il Professor di Stefano è come immergersi in un pozzo di sapere. Sull’architettura, sull’esperienze di un mondo in continua evoluzione, sui diversi approcci alle nuove frontiere di un mondo che chiede di esser sempre più green e sostenibile. Dall’alto profilo istituzionale, il Professor Maurizio di Stefano è Presidente Emerito dell’Icomos Italia, il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, nonché Ingegnere, Architetto specializzato in Restauro dei Monumenti presso l’Università Federico II di Napoli, Esperto UNESCO, Professionista di Chiara Fama con nomina D.M. MIBACT e ancora Docente presso la Facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, corso di “Siti patrimonio mondiale dell’UNESCO”.
Con lui e per parlare della prossima edizione di Torri in Festa Torri in Luce, abbiamo affrontato un’intervista a distanza, ricca di spunti e di aspettative per un futuro diverso, sostenibile e innovativo.
“Torri in Festa Torri in Luce è uno di quegli eventi che seguo e a cui partecipo con vivo interesse da anni. Per la magistrale conduzione e scelta dei temi del suo fondatore, l’Architetto Imer, e per gli spunti di riflessione che ogni edizioni suggeriscono anche a noi addetti ai lavori”.
“I temi di questa edizione toccano da vicino considerazioni attuali del nostro ambito. Quando parliamo di cura infatti, certamente stiamo anche affrontando un tema molto complesso, che è quello della sostenibilità. Una frontiera che anche nell’ambito dell’architettura vive un dialogo tra professionisti ed esigenze ambientali ma anche sociali. In un’era in cui l’uomo deve trovare risorse sostenibili e preservare il pianeta, anche chi si occupa d’architettura deve contribuire alla ricerca di una tutela del territorio.”
“Vede, l’innovazione qui la possiamo intendere come ricerca di un miglioramento di determinate condizioni. Intesa come apporto ad una nuova consapevolezza della materia, l’innovazione non deve sublimare il cambiamento. Con questo intendo dire che essa, non può essere solo filo conduttore di una nuova idea di architettura. Bensì parte integrante di una nuova visione d’insieme delle necessità degli uomini e dei contesti in cui egli si muove. Non si deve dunque diventare schiavi dell’innovazione, bensì armonizzarla in contesti più ampi, come questo. Dove la cura e la conservazione del territorio sposano la ricerca e l’innovazione, l’uso di nuove risorse e di nuovi approcci che vadano incontro anche ad una nuova società, in costante evoluzione. Senza dimenticare la sostenibilità, filo conduttore assoluto”



